Se utilizziamo la ricerca delle placche, ovvero la ricerca dell’aterosclerosi periferica subclinica, miglioriamo molto la nostra capacità di identificare un soggetto ad alto rischio e quindi la possibilità di effettuare prevenzione. Tuttavia, gli eventi cardiovascolari possono continuare a verificarsi in pazienti a rischio basso o intermedio ancora senza ispessimento o placche. Esistono dei parametri di funzionamento delle arterie normali, come la rigidità arteriosa, la velocità dell’onda pulsante, la funzione endoteliale e la funzione microcircolatoria che hanno mostrato di poterci aiutare nell’identificare questi soggetti che hanno una disfunzione arteriosa e che per questo sono a rischio aumentato, indipendentemente dalla presenza o meno di placche o ispessimenti arteriosi. Oggi abbiamo a disposizione un test già ampiamente sperimentato, semplice ed economico che ci consente di migliorare la nostra accuratezza diagnostica: si tratta della valutazione della rigidità arteriosa, in particolare della rigidità aortica, effettuata mediante il calcolo della velocità dell’onda pulsante nell’aorta (PWV). I metodi per ottenere questo dato sono numerosi: oscillometrici, tonometrici, ultrasonografici, tutti in grado di migliorare la nostra capacità di prevedere gli eventi cardiovascolari. Questo parametro è accettato, suggerito e promosso dalle Linee Guida Europee di Prevenzione Cardiovascolare. Tuttavia non viene utilizzato in Italia, tranne che negli Istituti di Ricerca Universitari più aggiornati.
L’ultima frontiera, prima ed oltre la placca
- Autore dell'articolo:Prevenzione
- Articolo pubblicato:25/08/2014
- Categoria dell'articolo:Blog
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